Viulentemente violento dell’amore scontento

Viulentemente violento dell’amore scontento – di m@cwalt

Cos’è questa follia che sembra aver preso forza in un momento storico dove guerra, distruzione e morte sono compagnie di parte ed anche calamità naturali. Quella che al massimo di un tempo che fu era ascritta ad una generica violenza domestica, che le donne, le nostre compagne di vita, subivano nell’ambiente famigliare oggi appare piccola cosa anche se si trattava di veri stupri nascosti e riparo di una “fiutina” generazionale, in confronto a questa distruzione perversa così ampiamente manifesta. La chiamano “femminicidio” quasi a colpevolizzare ancora una volta chi subisce la violenza “maschilicida” (?)

E’ un problema maschile, è una perversione del gesto d’amore, dell’atto genitale e dell’espressione conscia dell’amore.

Noi Italici spesso frustrati abbiamo anche dovuto conoscere cos’é la dolcezza di un rapporto d’amore. Siamo un popolo che alle donne abbiam dato poca consideratio. Siamo partiti male se si può dire, l’alba di una consacrazione amorevole ci vede rapire le donne Sabine e per secoli abbiamo fatto fronte a questo rapimento che è qualcosa di più che un accadimento storico.

Ecco perchè abbiamo consacrato a divinità silvane quello che dall’epopea cavalleresca viene chiamato “amor cortese” un aspetto antropologico ad una violenta risposta del nostro fraintendimento sessuale che potevamo riscoprire solo attraverso la letteratura.

L’eredità violenta si stempera con la Lesbia di Catullo: “ Odi et amo. Quare Id facia…, ma è Dante con la sua Beatrice e Petrarca con Laura e Paolo con Francesca, che aprono al sentimento quello che comunemente era solamente l’atto genitale del generare un erede e un’attività ginnica violenta. Viene bene Giulietta e Romeo quali archetepi di un amore perfetto che non é mai stato nelle nostre corde.

Amore e morte, leggenda di uno stare assieme e nascita, appartenenza famigliare e sensi.

Stanno nel cerchio dei lussuoriosi ché ci riporta ad un violenta costrizione dell’obbligo e dello scoprirsi ad amare.

Cosa ne sappiamo noi, sembriamo quasi tutti spuntati da un atto casuale e ad ascoltare vecchi ricordi, non ne trovo uno che abbia il colore di un sentimento romantico, di un voluto desiderio. Ci sta così il dire antico che le donne: “son tutte bottane”, tranne la mamma e una volgarità tutta machista che: “se stesse con me altro che fronzoli e parole”.

Penso nasca da questa “appropriazione” il desiderio dell’affermazione violenta del macho che nient’altro vede se non una fessura tra le cosce che sembra dover riparare anche alla propria violenta nascita. Partorirai con dolore dice un vecchio libro menzognero e pare sottintendere che anche l’atto che precede debba aver lo stesso sapore sia della menzogna che del dolore.

E così un’interminabile fila di morte ammazzate, fidanzate, mogli, figlie, sconosciute varie va ad alimentare un demoniaco girone oscuro, dove tutto sembra risplendere nell’”amour fou” travolti dall’eros nell’amare troppo, della gelosia possessiva, dell’appropriazione indebita, dell’affermare se stessi nella violenta capacità di fare male e del non riuscire a donare piacere, ma anche dal riuscire a fare dolore e chiamarlo piacere come musa traditrice di un sentimento confuso tra lo specchio di consenso e una mistificante ossessiva grandezza.

Così quello che si chiama amore diventa altro, diventa un desiderio di possesso, la donna come un oggetto comprato a poco, un confuso amore anche nell’atteggiarsi come persona “normale” di quella normalità mai saputa definire che si riconosce al bar di quartiere negli atti forzati e nei sorrisi di circostanza e complicità.

Patina & maschera per darsi un contegno, una riconosciuta corazza per sentirsi di appartenere, catene nominate di volta in volta: lavoro, figli, vacanze, l’amante e robe, oggetti di proprietà.

Con un contorno di canzoni, strofe, versi, ritornelli. Canzoni d’amore a ricordarci di poterlo avere, per non mentire abbracci qualche volta, qualche tempo passato di un amore amato – Una “peste emozionale che trasforma l’individuo alla ricerca di un’espressione sessuale che non elimini il piacere e la Donna, in un individuo rabbioso e violento, fascista e che giustifica “mistico” il mostruoso atto, come un invasamento.

Ma come il fascismo è l’estrema espressione del misticismo religioso quella violenza che porta ad uccidere l’amata é un inevitabile espressione di quel se’ represso.

Ci sarebbe d’aiuto la psicanalisi, ma nel tempo dei folli, non v’è nave più colma e l’erotica possessione dei corpi non può trovare che Tanatos ad affrettare la pulsione distruttiva che tutto accompagna. Ma nel contorno di un ideologia di morte che ciclicamente riappare, quel fascino perverso e permissivo nazi-fascista o Isis o suprematista é altro che un nobile sentimento.

Vi sono alcuni feticci che conducono alla “piaga emozionale”, quali il nazionalismo, il patriottismo esasperato, la tradizione, il patriarcato, l’autoritarismo, il familismo, la religione, l’obbedienza e le gerarchie, tutti processi di disumanizzazione in cui gli individui vengono trasformati in una massa meccanizzata, ad opera delle classi dirigenti “psicopatiche” della società. – (Wilhelm Reich: la funzione dell’orgasmo)

Detta così sembra poter essere una medicina ma l’inizio di quelle storie distruttive è nella mancanza di amore che abbiamo subito, chi per una guerra in corso, chi perchè la generazione cercava un piacere improvviso dopo anni di mala grazia, chi perchè ad altro affaccendato tra realizzazione ed aspirazione materiale, siamo costretti a non trovare pace, a non essere “normali” a vedere l’approdo lontano, mito di società progredite che la nostra ancora non riesce a divenire.

Condannando noi stessi oltre che nella violenza quotidiana contro le donne anche nel non riuscire ad essere uomini migliori di quanto siamo riusciti ad essere../..

m@cwalt

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